Una definizione di senso comune al termine naturale di paesaggio possiamo
definirlo come:
“parte
di territorio che si abbraccia con lo sguardo da un punto determinato.... panorami
caratteristici per le loro bellezze naturali, o località di interesse storico e
artistico, ma anche, più in generale, tutto il complesso dei beni naturali che
sono parte fondamentale dell’ambiente ecologico da difendere e conservare”
[Enciclopedia
Treccani on-line, 2015]
Mentre un paesaggio
artificiale è definibile come:
“designazione di una determinata parte di territorio, così
come è percepita dalle
popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani
e dalle loro interrelazioni”
Perciò il concetto di paesaggio non è definito
solo dall’ambente ma anche e soprattutto dalle trasformazioni che le
popolazioni riversano sui loro territori, dal visibile rapporto dell’uomo con
la terra, determinando un connubio che ci permette di osservare un certo
paesaggio e riconoscerlo come tale.
Il paesaggio artificiale è definibile come un
prodotto culturale attraverso la città che si identifica come “luogo di scambio”,
in cui dalla loro nascita (circa 7.000/8.000 anni fa, con le prime città,
probabilmente Uruk e Eridu in Mesopotamia 5.000- 4.000 A.C) ad oggi si sono
urbanizzate creando veri e propri spazi interamente artificiali.
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